Le Guerre Persiane – L’Impero Persiano

Tra la metà del VI e l’inizio del V secolo a.C. le “pòleis” greche, e in particolare le colonie dell’Asia Minore, si trovarono a diretto contatto con l’Impero Persiano, senza dubbio lo Stato più grande di quel tempo.

L’Impero Persiano dalle orgini

A partire dall’VIII e VII secolo a.C., i Medi e i Persiani si instaurarono nel’altopiano Iranico. Erano due popoli indoeuropei che parlavano la stessa lingua, avevano gli stessi usi e costumi e la stessa religione, al punto che i loro nomi erano spesso confusi. Erano tribù dedite all’agricoltura e alla pastorizia rette da una nobiltà di guerrieri e proprietari terrieri. I primi ad entrare nel palcoscenico storico furono i Medi che dettero il colpo di grazia all’0rmai debole Impero Assiro nel 612 a.C.

Inizialmente sottomessi ai Medi e confinati nell’aerea orientale dell’altopiano Iranico, i Persiani si resero indipendenti grazie al re Ciro, denominato “Il Grande”, che con una serie di attacchi sottomise il regno dei Medi, occupò altre regioni come la Lidia(nel 546 a.C.), l’Asia Minore(nel 540 a.C.),fino ad assoggettare l’Impero Babilonese, la Siria, la Palestina e la Fenicia. In brevissimo tempo Ciro dette vita ad un vasto Impero grazie ad una politica molto tollerante nei confronti dei popoli assoggettati. Infatti Ciro fu il primo a concedere agli Ebrei, confinati a quel tempo a Babilonia, il permesso di ritornare in Palestina.

Sotto i successori di Ciro, Cambise II e Dario I, l’impero raggiunse la sua massima estensione su un vastissimo territorio che andava dall’Egitto all’Indo. Fu soprattutto Dario, detto “Il Gran Re”, ad espandere i propri confini verso Occidente, inoltre divise l’Impero in 20 satrapie, comandate da un satrapo scelto dal Re. I satrapi amministravano le regioni, che ogni anno erano obbligate a versare tributi al Sovrano.

Particolare della grande scalinata di accesso all’Apadana (un grande cortile per le udienze e celebrazioni), nel palazzo Reale di Dario I a Persepoli.

La politica espansionistica di Dario può essere ben compresa tenendo presente la religione persiana. Nel VII-VI secolo a.C, nel periodo in cui L’impero si stava formando, l’antica religione persiana politeista venne soppiantata dallo Zoroastrismo, una nuova religione basata su due solo forze in perenne contrasto tra loro: il Bene (Ahura-Mazda) e il Male (Arìmane). Da questa visione derivava il dovere morale dell’umo di seguire sempre il Bene e quindi rispettare le leggi. Dario I fu un sostenitore accanito dello Zoroastrismo o Mazdeismo, soprattutto per motivi politici. Riconoscendo la nuova religione, egli poté sbarazzarsi della potente casta sacerdotale dei Magi, divenendo egli stesso l’impersonificazione del Dio del Bene. Nonostante questo, Dario era aiutato da un primo ministro, detto “Gran Visir” e un Consiglio composto da sette membri di origine aristocratica. L’Imperatore aveva al suo controllo una moltitudine di spie dette “orecchie del Re” e un efficiente burocrazia di corte.

Dario I seduto sul trono.

L’economia Persiana si basava su un’ottima rete stradale costituita dalle cosiddette “Vie Regie” che univano le varie parti del vasto Impero Persiano. Inoltre i commerci furono più intensivi con l’unificazione dei pesi e delle misure e con l’introduzione delle monete emanate dallo Stato. I persiani consideravano un dovere il lavoro dei campi e soprattutto la coltivazione di alberi di frutto, come l’albicocco e il pesco introdotti in seguito in Europa.

Malgrado una simile organizzazione, la più efficiente dell’Oriente Antico, il colosso Persiano presentava molte falle che lo portarono al declino. Innanzitutto vi era un’enorme varietà di lingue, religioni e tradizioni a causa dell’enorme tolleranza nei confronti dei popoli vinti, che col tempo minarono la stabilità dell’Impero. Un altro elemento era dato dalle enormi spese che l’Impero doveva sostenere per mantenere l’immenso esercito e i numerosi funzionari. Infine pesava sui popoli sudditi la posizione di evidente privilegio acquisita dai Persiani e la volontà dei satrapi di gestire le provincie a loro arbitrio. Se a questo si aggiungono le congiure e gli intrighi che caratterizzavano la corte, e la corruzione che dilaniava nell’apparato burocratico, era ovvia la veloce e rapida decadenza dell’Impero Persiano.

-Antonio