La Battaglia di Adrianopoli

Quando la bellicosa tribù nomade degli Unni valicò il Volga obbligò i Visigoti a fuggire dai loro stessi territori. Così nel 376 d.C. chiedono all’Imperatore d’Oriente Valente il permesso di superare il Danubio ed entrare nei territori dell’Impero. Appena due anni dopo i visigoti inflissero ai romani una delle più gravi sconfitte delle loro storia.

I Visigoti, stanziati in quella che era stata la dacia romana, avevano la caratteristica di avere due capi, che guidavano due fazioni distinte dei goti.

A guidare la fazione cristiana – ovviamente ariana – era Fritigerno, mentre a guidare la fazione pagana ed ancora legata ai culti scandinavi era Atanarico.

Atanarico aveva già condotto nel 369 i Visigoti aldilà del Danubio, ma con intenzioni bellicose. Nonostante venne sconfitto proprio da Valente riuscì a trovare delle condizioni di pace favorevoli. Ma la fazione di Atanarico perde molto potere all’arrivo degli Unni; costretti ad abbandonare molte delle ricchezze a rifugiarsi in Transilvania numerosi visigoti decisero di unirsi a Fritigerno, che aveva appunto deciso di chiedere ospitalità ai romani.

Arriviamo quindi al 376.

Busto dell’Imperatore Valente

Valente accettò l’arrivo dei Visigoti, e gli consente di stanziarsi. Perché?
Ebbene, in primis l’Impero stava affrontando una violenta guerra contro i Persiani e l’Imperatore voleva risolvere la situazione coi Visigoti in fretta e senza dover coinvolgere l’esercito. Inoltre, l’arrivo delle popolazione barbariche era ben accetto dai funzionari romani, che vedevano questi eventi come un’occasione per avere braccia per l’agricoltura – le campagne erano sempre più abbandonate – e soldati da arruolare.

Spesso ripensando all’antichità si pensa all’esercito romano come esempio di disciplina, integrità morale, come ad una macchina perfetta. Ma questo non è il caso.

L’Imperatore aveva predisposto il disarmo dei Visigoti e la consegna di derrate alimentari agli stessi. Invece, nella confusione, molti restarono armati. E sopratutto i soldati iniziarono a rubare le derrate destinate ai Visigoti per poi rivenderle. In alcuni casi diversi visigoti vennero perfino catturati come schiavi.

La situazione in cui questo popolo migrante si ritrova è disastrosa: affamati, impoveriti e maltrattati. Ad un certo punto i romani tentarono perfino di uccidere i loro capi.

A quel punto i visigoti iniziarono la rivolta.

“si sparpagliarono ai quattro angoli della Tracia, mentre i loro prigionieri o quelli che gli si erano arresi indicavano loro i villaggi più ricchi […] ovunque furono appiccati incendi e commessi grandi massacri”

Imbracciate le armi, occuparono in breve tempo la ricca Tracia, sconfiggendo a più riprese in piccole battaglie l’armata romana.

Valente dovette quindi concludere la guerra in Persia per dirigersi verso Costantinopoli e infine marciare contro i Visigoti. I romani iniziarono a ottenere diversi successi grazie ad una tattica di guerriglia in cui annientarono piccoli gruppi isolati. Ma per fermare l’invasione era necessaria una grande vittoria campale.

L’Imperatore decise quindi di attaccare i visigoti, stanziati sulla piccola collinetta fortificata di Adrianopoli.

Nonostante stesse arrivando l’Imperatore d’Occidente Graziano in suo soccorso con numerose truppe, Valente non voleva condividere con lui il successo, ed incalzò quindi battaglia.

Stando ad alcune stime i Romani contavano su circa 30.000 soldati, contro gli 80.000 dell’armata nemica.

Schema della battaglia

Le forze romane, in netta minoranza contro i Visigoti – rinforzati dagli Alani e dagli Ostrogoti – tentarono di accerchiare la collina ove questi si erano arroccati.

La cavalleria fu, però, l’elemento determinante della battaglia.

Quella romana era composta da numerosi arcieri a cavallo che vennero presto sbaragliati dalla ben più numerosa cavalleria barbarica. Questa, dopo aver messo in fuga la cavalleria romana, si lanciò contro le fanterie intente nell’accerchiamento della collina. Questi, schiacciati fra due forze e schierati in ordine troppo compatto per muoversi agilmente, non poterono reggere all’offensiva.

Ben presto fu un massacro per i romani. Almeno 20.000 uomini – o comunque i 2/3 dei soldati, anche se si fa affidamento ad altre stime – caddero nello scontro. Fra di essi anche l’Imperatore, che continuò a combattere fino a notte le ultime legioni rimaste.

Ma alla fine anche Valente morì. Secondo Imperatore morto sul campo di battaglia contro i barbari dopo Decio.

La battaglia di Adrianopoli è considerata la più grave disfatta romana dopo Canne. In effetti, le conseguenze furono enormi.

Non tanto nell’immediato. Infatti i Visigoti, benché erano stati rafforzati dai disertori germanici arruolate nell’esercito romano, non riuscirono a conquistare né Adrianopoli né Costantinopoli, sprovvisti di macchine d’assedio e di una preparazione adeguata.

Le conseguenze della battaglia furono però fondamentali per la dissoluzione dell’Impero Romano.

Caduta dell’Impero Romano d’Occidente, quadro di Thomas Cole

Dopo lo scontro i Romani infatti dovettero riconoscere per la prima volta i Visigoti, finalmente stanziati nei territori romani, come indipendenti. Questo perché i romani persero la capacità di affrontare i barbari.

Per la prima volta infatti le truppe germaniche non vennero infatti reclutate nelle file romane, ma un intero popolo sì insedio con la forza nel territorio di Roma, mantenendo un proprio esercito ed i propri capi.

Dopo quel momento l’Impero iniziò delle larghe politiche di accomodamento in cui accolsero in modo indiscriminato numerosi popoli barbari, e con altrettanti strinse alleanza.

Questo però portò a far sempre di più affidamento su soldati barbari, meno fedeli e preparati dei soldati di origine romana.

La dipendenza dell’Impero da mercenari stranieri portò quindi all’incapacità di gestire la forza militare dell’Impero. Ed i militari stranieri avevano sempre più influenza sugli Imperatori.

La sconfitta avrebbe portato inoltre a sempre maggiori scontri; i popoli barbari scoprirono infatti che l’Impero poteva essere sconfitto.

E soli 30 anni dopo Roma venne devastata proprio dai Visigoti, guidati da Alarico.

D.Leone